Moncalieri, per un caffè gli chiudono il bar, ma lui denuncia: “E’ abuso di potere”

1993

Multa e chiusura di 5 giorni per un bar-tabaccheria di Moncalieri, il Paris di strada Carignano. A far scattare la pesante sanzione di 400 euro, la presenza di una cliente, una anziana ottantenne, intenta a bere pacificamente il caffè vicino alla porta di ingresso del locale. Il proprietario ha avuto una legittima reazione di sdegno per l’evidente sproporzione dell’intervento della polizia locale, ha giustamente provveduto a filmare compiutamente la scena accusando i vigili di abuso di potere per poi pubblicare il tutto sui social ed annunciare un ricorso contro la procedura sanzionatoria ed i suoi estremi, a suo dire del tutto esagerati. Chi ha chiamato i vigili? Passavano di lì per caso, o qualche invidioso li ha fatti accorrere lì? Il titolare non ha dubbi: si tratta di alcuni personaggi, ben noti, che in tempi di Covid, convinti di essere impavidi giustizieri, si improvvisano delatori e, quando vedono due o tre persone, gridando al pericoloso assembramento, chiamano i vigili. All’arrivo della zelante pattuglia, però, c’era solo la vecchietta, intenta a sorseggiarsi un caffè. Altro che assembramento. Invece di limitarsi ad una sonora ramanzina, i valorosi agenti cosa fanno? Estraggono il bollettario, e gli chiudono anche il bar. Il consiglio, nei casi del genere di evidente sproporzione, è di fare sempre ricorso, perchè gran parte delle sanzioni vengono riesaminate con estrema attenzione dai Giudici di Pace, e spesso annullate o ridimensionate. Purtroppo, non è ancora possibile, come in altri ordinamenti, chiedere i danni direttamente risarcibili in caso di grave negligenza o imperizia, ma si possono richiedere, con l’annullamento delle sanzioni, le sese legali sostenute. Non le pagheranno i vigili, ma il Comune di appartenenza. “Abuso di potere” è una parola grossa, ma le cronache ci insegnano che ne vengono commessi quotidianamente in tutta Italia, ed è addirittura nato un importante strumento di tutela, “Abusiindivisa”, presente anche sui social. La chiusura di un’attività di bar e tabaccheria per cinque giorni determina un danno rilevante, anche per i residenti dell’area, e nel caso in cui la sanzione venisse, come si dice in gergo forense, “caducata”, il risarcimento potrebbe essere significativo ed esemplare. Se anche un caffè, per una povera ottantenne ed un imprenditore, di questi tempi diventa un caso di cronaca, vuol proprio dire che, in tempi di Covid, c’è in molta gente il riflesso di un fenomeno sociale, drammatico e disturbante, tutto da studiare, di cattivo funzionamento delle rotelle. E non ci riferiamo agli operatori che, in buona fede, hanno applicato le norme formalmente vigenti, ma a chi ne ha curato la formazione giuridico-applicativa, ed a distinguere da caso a caso, per gradi di proporzionalità e di gravità, prima di arrivare alla drastica decisione di chiudere un’attività. Circostanza che deve essere, come si dice spesso, l'”extrema ratio”, tenendo conto che si commettono ogni giorno, anche a Moncalieri, tra spaccio, furti e rapine, decine di illeciti ben peggiori. E che molti di essi, mentre il bar tira giù le serrande ma porrà la questione davanti ad un giudice neutrale, restano impuniti. Magra soddisfazione, per i vicini delatori, far chiudere un bar. Senza entrare nel merito, speriamo che l’Autorità Giudiziaria riesamini presto questo incredibile caso.