Licari: sesta laurea per l’educatore, un Guinness partito da Barriera

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“Scusi, lei è laureato?” “Ne ho sei”. “Mi prende in giro?” Attenti: parte da Torino, e – orgogliosamente – dal controverso territorio di Barriera di Milano il recordman piemontese, e forse non solo, vista l’ età (48 anni), delle lauree conseguite. Lo chiamano tutti “Dario”, ma il suo nome all’anagrafe è Numinato Licari e fa l’educatore all’oratorio salesiano Michele Rua: già nel nome – oltre al “Numinoso” sacro di Rudolf Otto – echeggiano etimologie legate all’ausilio di potenze divine virtuose. Di lui, avevamo già scritto, per la sua entusiastica capacità nell’aver recuperato con successo l’Oratorio storico di Bertolla, dopo anni di consunzione ed abbandono. Un miracolo, salutato con soddisfazione e gioia dalle migliaia di residenti. Ora, Licari stupisce nuovamente, presentando alle cronache la sesta laurea, appena discussa a pieni voti, in Culture moderne e comparate, con una tesi sull’emancipazione della donna nella letteratura della diapora in Argentina. Dedicata alla mamma, scomparsa da poche settimane, e alla moglie Cecilia, originaria di quelle terre. Prima di questa, Licari si era laureato nel 1997 in scienze infermieristiche (lavorando, come IP, al San Giovanni Bosco e alla centrale 118 di Grugliasco), nel 2002 in Scienze della Formazione al DAMS (la tesi era sul festival a tematiche LGBT), e poi in lingue nel 2007 e in Lettere e filosofia nel 2010. E poi Scienze dell’Educazione nel 2016.Un primato tutto “barrierino”, ci tiene a sottolineare con orgoglio Dario. Un “controstereotipo” nato in una zona della periferia torinese zeppa di difficoltà e contrasti, dove l’impegno quotidiano, sul piano educativo e morale, deve essere instancabile.

Qual’è il modo migliore di affrontarlo, abbiamo chiesto al “Seivoltedottore” Licari ?

“I conflitti, le criticità, si possono superare: la speranza è la nostra migliore compagna di vita. Provengo da una famiglia modesta, ho avuto anch’io tante insicurezze. Barriera di Milano è dagli anni Settanta terra di complessità, incontro di culture diverse, laboratorio etico, sfida costante ad abitudini e luoghi comuni. Per me è stata il banco di prova di esperienze di ripensamento e di continua crescita personale e morale. In terza liceo, per esempio. Mi bocciarono e per mia madre fu davvero un cruccio, che allora mi impegnai a riscattare. Una “metanoia”, una conversione, una svolta costruttiva. Col sacrificio, la dedizione, l’impegno, un nuovo modo di affrontare lo studio e la vita; dedico a lei la sesta laurea. ricordando il suo sorriso.”

Lo sai che il tuo è proprio un bell’esempio, specialmente per chi proviene da contesti svantaggiati, o zone spesso etichettate come irrecuperabili?

“Lo so, e in qualche misura spero possa servire a rafforzare in ciascuno una mia convinzione profonda: chiunque, anche se proviene da situazioni difficili di base, se utilizza un metodo serio, un impegno strutturato, una robustezza etica, una coscienza salda può farcela, può emergere nella vita sociale e conseguire risultati impensabili, straordinari. Lo dico sempre anche ai ragazzi, al Michele Rua. ”

Un esempio davvero, Licari. Per tutte le “Barriere di Milano”, geografiche e culturali, per non dire mentali, d’ Italia. Un esempio da manuale contro stereotipi, etichettamenti e ricette semplificatrici. Chiunque può farcela, nello studio, come nello sport o nell’ascensore professionale e sociale reso sempre più impervia da fattori oggettivi di disuguaglianza che ci sono, ma si possono battere. Il significato esemplare di questo straordinario esagramma accademico, orgoglio di una periferia così spesso stigmatizzata, ne sigilla – senz’ombra di dubbio – il premio più tangibile. (m.g.)