La burocrazia batte Vergnano: stop al caffè a domicilio, ma era il caso?

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Uno a zero: finisce così, almeno per ora, la partita. La burocrazia batte il buon caffè. Un caffè che ci invidiano tutti. Venerdì 17 aprile (certo, per i superstiziosi la data scelta non era tra le migliori, ma tant’è), la storica ditta chierese, eccellenza internazionale della tazzina di espresso, aveva avviato una bella ed originale iniziativa. Con un furgone attrezzato, un Fiat Talento griffato con un sorridente addetto, si poteva gustare a domicilio un buon espresso. La macinazione dei grani, per rendere più fragrante e delizioso l’aroma, avveniva all’istante, e la bevanda calda (oltre al caffè, anche cappuccini e latte) veniva portata all’indirizzo del richiedente. Galeotta, invece, fu l’interpretazione letterale: secondo gli zelanti operatori della Polizia Locale, la preparazione andava fatta “in house” e non distribuita con modalità istantanea. E non si può dar torto ai Vigili: DPCM e circolari parlano chiaro, ed il pubblico ufficiale fa il suo dovere, e deve farlo senza eccezioni. Dura lex,sed lex. E poi, le proteste di baristi e ristoratori del centro cittadino, invidiosi della disparità di trattamento e costretti alla chiusura totale, nei giorni precedenti non avevano lesinato proteste. Così, aggiungendo la violazione delle norme regionali di divieto assoluto di attività di vendita per il 25 aprile, è scattata la sanzione: 5.164 euro. Furgoni che tornano in garage, merce sequestrata e addio caffè per i torinesi che ordinavano, a domicilio, i prodotti consegnati rapidamente proprio sotto casa. Una bella grana, e probabilmente un ricorso, con l’auspicio di una metodologia di preparazione non istantanea, conforme alla selva di cavilli e divieti epidemiologici periodicamente sfornati da Stato ed enti locali in quantità tale da essere ormai materia da collezionisti. La vera sanzione, al contrario, è piuttosto l’ impedire ai torinesi, soprattutto a quelli di più solida tradizione, di gustarsi, senza alcuno sforzo, una bella tazza di caffè bollente della prestigiosa azienda piemontese. La ditta Vergnano è nata nel 1882, ai tempi di Vittorio Emanuele, Depretis e Crispi. E’ legittimo pensare che, in un secolo e mezzo di storia, impedire alla gente subalpina una degustazione di qualità sia stato meno probabile che sospendere le celebrazioni della Messa. Vergnano val bene una Messa: anche perchè, pensare alla salvezza dell’ anima è imperativo categorico indefettibile. Ma se lo si fa gustando un caffè Vergnano, detto con rispetto, “a l’é sempre mej…”, è sempre meglio. Voleranno via in fretta, lo speriamo di cuore, multe, codicilli e sequestri, ma la gloriosa originalità e l’aroma piacevole di questa eccellenza tutta torinese, che l’Italia ci invidia, non passeranno. Anzi, continueranno, ordinanze o no, ad allietare senza riserve, in saecula saeculorum, generazioni passate e future, nate o nasciture, all’ombra della Mole. E con la tazzina bollente e profumata tra le dita.